18 novembre 1989, Cosenza.
il corpo di Donato – detto “Denis” – Bergamini, ventisettenne promettentissimo calciatore del Cosenza, viene ritrovato sulla statale 106 jonica nei pressi del piccolo comune di Roseto Capo Spulico. Non era mai successo, prima di allora, che un calciatore – nel pieno dell’attività agonistica – arrivasse a togliersi la vita. Almeno questo è quello che raccontano i media, già pochi minuti dopo il decesso.
Sua sorella Donata, a Ferrara, viene prontamente allertata ed organizza la partenza.
– Donata…..Denis è grave, dobbiamo partire;
– Mamma, vengo anche io dallo zio;
– Tesoro non puoi, è lontano, in ospedale i bambini non li lasciano entrare…
– Ma è mio zio, io sono grande ho cinque anni;
– Sai cosa facciamo? Ora mi aiuti a preparare la valigia per lo zio con pigiama, dentifricio, asciugamani, ciabatte, così quando saprà che hai preparato tutto tu sarà contentissimo, poi ti porto dalla nonna con Carlotta e Pompeo e noi partiamo subito…Così arriviamo presto;
– Mamma, ci metto anche la mia bambolina così gli fa compagnia…Dagli un bacino e digli che mi sono messa le ballerine che mi ha regalato;
….Mamma io non vado dalla nonna, vengo con voi dallo zio;
– Dai fammi vedere che sei una donnina…La nonna ti sta aspettando…Se sta poco bene almeno ci sei tu a farle compagnia.
– Uffa, vabbe…Mamma salutami lo zio e digli che l’aspetto per giocare;
– Ok tesoro, ciao…Fai la brava e dammi un bacio;
– Si…Si…Uno a papà e due a te perchè uno è per lo zio Dè.
Quella bambina ora è mamma.
Quella mamma ora è nonna.
Quei nonni ora sono bisnonni.
Quella verità non è ancora arrivata.
Quella giustizia non ha ancora terminato il suo corso.
Donata Bergamini