La famiglia Bergamini al centenario della società calcistica, che dedica un lungo omaggio al centrocampista argentano.
Lo scorso fine settimana le strade del centro di Cosenza si sono illuminate dei colori rosso-blu e lo stadio si preparava a ospitare le migliaia di tifosi che il giorno successivo avrebbero riempito gli spalti. Mancava solo un campione alla festa del centenario del Cosenza Calcio: Donato “Denis” Bergamini, il centrocampista argentano trovato morto in circostanza misteriose il 18 novembre 1989. Un ragazzo di 27 anni il cui suicidio lungo la Statale Jonica non aveva mai convinto né la famiglia, che da 25 anni lotta per la riapertura del caso, né i tanti tifosi calabresi che in campo avevano apprezzato la sua grinta, la sua correttezza e la sua forza d’animo. Così come non ha convinto la procura di Castovillari, che da un anno ha riaperto le indagini e inoltrato un avviso di garanzia a Isabella Internò, la ex fidanzata considerata a lungo l’unica testimone del (presunto) suicidio di Denis.
Ma quello che conta, almeno per questi due giorni, è soltanto la festa. Una festa il cui scopo non è quello di dimenticare e mettersi alle spalle i 25 anni trascorsi alla ricerca della verità, ma semplicemente potersi fermare per due giorni, ricaricare le forze e ascoltare la voce di una città che non ha mai dimenticato il calciatore ferrarese tanto amato e misteriosamente scomparso. E ricordare alla sua famiglia che la città non ha dimenticato Denis e continuerà a lottare perché la verità venga finalmente a galla.
Ma lo stupore dei familiari di Bergamini è ancora più grande quando si accorgono che non sono solo gli ormai attempati supporter degli anni ’80 a dedicare la giornata a Denis. Donata, la sorella, vede un bambino con un caschetto biondo – proprio come il calciatore argentano – e che indossa la maglia del Cosenza. Con un nome inconfondibile sopra al numero 8: Denis. Donata si avvicina e lo abbraccia, sopraffatta dall’emozione. E quando raggiunge il centro del campo, tra gli applausi di migliaia dei tifosi cosentini, si gira verso la curva a cui è stato dedicato il fratello e legge una lunga lettera, piena di rabbia e malinconia ma anche della speranza di poter far luce sul mistero ancora irrisolto della morte di Denis. Il calciatore che, a 25 anni dalla sua scomparsa, scalda ancora i cuori di Cosenza.
di Ruggero Veronese