Donato Bergamini è morto a 27 anni, il 18 novembre 1989, sotto le ruote di un tir. Giocava nel Cosenza, in serie B, come centrocampista. Ma stava per passare al Pisa, in serie A. Sulla sua morte misteriosa, il suo ex collega Carlo Petrini, già protagonista di clamorose denunce sul doping e autore di un libro sui mali oscuri del calcio («Nel fango del dio pallone», Kaos Edizioni, 2000), ha investigato per mesi tentando di perforare il muro di omertà che da 12 anni avvolge il caso. Ha riletto le carte processuali, intervistato testimoni, incontrato le ombre lunghe della ‘ndrangheta, del totonero e del narcotraffico. Ora ha raccolto le sue scoperte in un nuovo libro, crudo ed eloquente fin dal titolo: «Il calciatore suicidato. La morte senza verità del centrocampista Bergamini» (Kaos Edizioni). «Si è buttato in tuffo contro il tir», disse al processo l’ ex fidanzata, Isabella I., che era con lui al momento della tragedia. Ma il suo racconto è pieno di bugie e contraddizioni. E così quelli del camionista e di alcuni esponenti del Cosenza. Per non parlare delle lacune nelle indagini dei carabinieri (che dimenticarono di sequestrare il tir) e del magistrato (che non ordinò l’ autopsia sul cadavere). Ma i giudici chiusero frettolosamente il caso: «Suicidio».
Marco Travaglio