Il centrocampista del Cosenza morto 20 anni fa sotto le ruote di un camion: i compagni di squadra raccontano le ultime ore e i dubbi su quella morte di CORRADO ZUNINO
Non è stato un suicidio. Si comprese subito, e adesso la procura di Castrovillari potrebbe riaprire l’inchiesta che il Tribunale chiuse frettolosamente 17 anni fa sentenziando: fu morte cercata. Donato Bergamini, biondo centrocampista del Cosenza, ferrarese di Boccaleone estroso in campo e fuori, non aveva una frattura sul corpo. Una. Nonostante 64 metri di trascinamento sotto un camion. Sì, la versione ufficiale racconta che Bergamini il 18 novembre 1989 si è gettato sotto un autocarro.
In queste settimane, grazie al testardo lavoro di alcuni giornalisti calabresi, sono diventate pubbliche le prime testimonianze dei vecchi compagni di club. Prima si è deciso a parlare l’ala destra Sergio Galeazzi, poi un calciatore riconoscibile come Michele Padovano. Hanno raccontato le ultime ore di Donato Bergamini, le telefonate ricevute in camera d’albergo, le due persone che lo fecero alzare dalla poltrona del Cinema Garden di Cosenza. “Se mi arriveranno nuovi atti e nuove testimonianze riaprirò l’inchiesta”, dice ora il pm Franco Giacomantonio, procura di Castrovillari, competente per territorio.
Attorno al ricordo si sta coagulando un nucleo di parenti, avvocati, giornalisti, ex compagni, ora anche politici. E spinge per una nuova verità. Il suicidio di Donato Bergamini – il calciatore che la sera del 18 novembre 1989, secondo il verbale dei carabinieri di Cosenza, si lanciò tra le ruote di un camion sulla statale 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico – non regge più.
Domizio Bergamini, padre di Donato, lo ha detto apertamente al “Il Quotidiano della Calabria”: “Mio figlio non si è suicidato, me lo hanno ucciso. Queste cose succedono solo in Calabria o quando ci sono di mezzo calabresi. L’hanno ucciso, bastava guardare il corpo dopo il decesso”. Sulla morte del calciatore biondo, che fu titolare nel Cosenza di Di Marzio, che contribuì alla risalita della squadra in serie B dopo 24 anni e fu richiesto invano dal Parma, ha scritto un libro Carlo Petrini, l’ex calciatore convertito al giornalismo investigativo: “Il calciatore suicidato”, il titolo. In quelle pagine ci sono tutte le contraddizioni dell’inchiesta, ma Petrini si allunga verso scenari criminali che portano troppo lontano. Il padre di Donato, invece, crede a una storia di passioni ferite e chiede un aiuto alla fidanzata del calciatore, unica testimone oculare ufficiale della morte di Bergamini insieme al camionista. “Una volta mi telefonò e mi disse che Donato le aveva promesso in eredità una Maserati. Le ho risposto che di macchine gliene avrei regalate due se mi avesse detto com’era morto mio figlio”.
Gianni Di Marzio, che lo conosceva bene, oggi racconta: “Sembrano strane tutte queste storie della fuga in Grecia, del traghetto, di questo ragazzo che si è buttato sotto l’autocarro”. Altre novità le ha portate l’ex compagno Sergio Galeazzi, affidandole a un’intervista al settimanale “Cosenza Sport”. Ha raccontato come quelli del Cosenza calcio, in quei tardi anni ’80, avessero l’abitudine di trascorrere il sabato pomeriggio delle partite da disputare in casa al Cinema Garden, in centro. “Eravamo in galleria, Donato stava da solo, due file più avanti. Quando si è spenta la luce ed è iniziata la pubblicità ho visto Donato alzarsi. Ero seduto vicino all’ingresso, proprio all’inizio della fila di poltroncine, e ho fatto in tempo a seguirlo con lo sguardo. L’ho fatto istintivamente, come quando ti accorgi che sta accadendo qualcosa. Ho visto con sufficiente chiarezza che lo attendevano due persone. Ho visto solo le loro sagome, non so dire se fossero due uomini, un uomo e una donna. Non so se sono andati via insieme, ma di certo Donato non è più rientrato. Sono stato l’unico calciatore del Cosenza a non essere interrogato da magistrati e carabinieri. Con il passare del tempo ho capito che non c’era alcun interesse a riaprire il caso”.
Nel ventennale della sua morte, lo scorso18 novembre appunto, “Chi l’ha visto?” è sceso con le telecamere in Calabria e ha mostrato tutto quello che del caso Bergamini non tornava. Le scarpe riconsegnate alla famiglia erano perfettamente pulite, nonostante il presunto trascinamento del cadavere sotto il camion. L’orologio era intatto. La sorella Donata ha parlato, poi, di un’importante testimonianza sparita dal fascicolo. Ha segnalato come il telefono della famiglia Bergamini non sia mai stato messo sotto controllo. E ha ricordato le telefonate di minaccia ricevute, i vestiti spariti in ospedale e – addirittura – la morte di due impiegati del Cosenza calcio che avevano promesso alla famiglia nuovi particolari. “Il quadro lesivo”, ha dichiarato il medico che eseguì l’autopsia, “non era quello da trascinamento”.
La troupe di “Chi l’ha visto?” in quei giorni ha ricevuto l’ennesimo rifiuto a parlare da parte dell’ex fidanzata di Donato, sia direttamente dalla donna che dal marito, un poliziotto della Digos che nell’autunno dell’89 partecipò ai funerali del calciatore. Oggi il miglior amico di Bergamini, Michele Padovano – lui sarebbe diventato centravanti della Juventus, del Genoa, del Crystal Palace – , ha voluto rivelare come i vestiti che il calciatore aveva indosso al momento della morte non siano mai stati repertati dai carabinieri. “Dopo la celebrazione dei funerali li ho visti sul pullman, dentro una busta. I miei compagni se li passavano, ognuno voleva possedere qualcosa di Donato”.
Padovano ha un altro ricordo, preciso, sul 18 novembre 1989. Prima del cinema. Era con l’amico nella stanza d’albergo, il Motel Agip di Cosenza. “Dopo pranzo, riposavamo. La sveglia era fissata per le quattro del pomeriggio, lo spettacolo iniziava alle quattro e mezza. Intorno alle tre Donato ricevette una telefonata in camera. Non ci feci caso, ma lui cambiò espressione. Sembrava volesse parlarmene, non disse niente: diventò assente. Di solito andavamo al cinema con un’auto, quel giorno mi disse che avrebbe preso la sua. Voleva stare da solo. Accese il motore ed è stata l’ultima volta che l’ho visto”.
Sulla morte di Donato Bergamini è già partita un’interrogazione parlamentare, firmata, tra gli altri, dal ferrarese Dario Franceschini. Il prossimo 27 dicembre a Cosenza si svolgerà una manifestazione per chiedere la riapertura del caso.