Mossa della Procura, possibile a breve un suo interrogatorio Caccia ai complici: i magistrati avrebbero altri nomi nel mirino
Questa volta c’è il timbro della Procura di Castrovillari: concorso in omicidio volontario di Donato Bergamini. Il reato, pesantissimo, è contestato a Isabella Internò: ex ragazza e testimone delle ultime ore di vita del giocatore. Dopo 23 anni e mezzo accade quello che la famiglia Bergamini ha gridato a squarciagola («non si è ammazzato») fin dal primo momento di quel tragico 18 novembre 1989, quando gli inquirenti accorsi sulla Statale 106 nei pressi di Roseto Capo Spulico bollarono come suicidio la strana morte del centrocampista del Cosenza. Isabella aveva raccontato: «si è gettato sotto il camion, lo ha fatto per amore. Voleva scappare lontano dall’Italia, ho cercato di fargli cambiare idea, ma si è ucciso…». Una storia piena di contraddizioni e buchi. Eppure quella versione ha tenuto fino a ieri.Caccia aperta L’avviso di garanzia è stato consegnato dai carabinieri: la svolta era nell’aria (la Gazzetta l’aveva anticipata lo scorso marzo), ma è solo il primo tassello di un giallo ancora da chiarire. La Procura non ha chiuso le indagini e tiene coperte le carte che hanno portato all’incriminazione dell’Internò. Dalle varie perizie effettuate in questi mesi (l’inchiesta contro ignoti era partita nel giugno 2011), come quella decisiva dei Ris di Messina che ha spazzato la via tesi del suicidio (per i carabinieri Bergamini era già cadavere quando fu schiacciato dal camion), all’ampia attività investigativa portata avanti nell’ultimo anno. La sensazione è che il procuratore Franco Giacomantonio e il pm Maria Grazia Anastasia abbiano già in mente la strada da seguire per arrivare alla risoluzione completa del caso. E quindi: chi è l’assassino (sempre sia uno), chi sapeva dell’omicidio, chi e come ha fornito le coperture utili per occultare le responsabilità. E’ l’aspetto più delicato perché potrebbe portare a eventuali complicità nelle istituzioni chiamate nel lontano 1989 a far luce sulla morte di Bergamini. Al momento, però, le priorità della Procura sono altre: la Internò non può essere l’unica indagata. Il «concorso in omicidio» è una indicazione chiara. Nell’attesa che il pm faccia un altro passo (a breve «l’ex ragazza» dovrebbe essere interrogata e non sarebbe la sola) cerchiamo di capire in quale contesto, per l’accusa, si sarebbe sviluppato l’omicidio.Movente passionale Il movente per i magistrati è da ricercare nel rapporto tumultuoso che c’era tra il giocatore e la Internò. Entrambi molto giovani, ma lei maledettamente giovane: solo 16 anni. Non è un dettaglio da poco. Le indagini sono partite da qui e hanno ricostruito i 4 anni successivi. Fatti di alti e bassi, ma con due momenti cruciali. Nell’estate 1988 c’è un viaggio all’estero con una clinica come destinazione. Negli atti questo passaggio è spiegato nei dettagli: si tratta di una gravidanza interrotta? La storia da questo momento s’incrina. Un anno dopo Donato decide di lasciare Isabella, lei non ci sta. Iniziano giorni difficili, telefonate anonime, forse minacce. La ragazza potrebbe aver confidato a qualcuno dell’episodio intimo, magari posticipandolo nel tempo. Da qui il lavoro della Procura sarebbe lineare: chi è vicino alla Internò (parenti? Amici?) potrebbe aver proposto una «vendetta». Il resto è cronaca: Bergamini in quel 18 novembre lascia il cinema dove il Cosenza è in ritiro per incontrare Isabella. Troverà la morte poche ore dopo. I magistrati avrebbero in mano riscontri importanti. Non resta che attendere. Di sicuro ci sono stati d’animo diversi: «In un giorno come questo il sentimento che prevale in me è di profonda tristezza. Nel mio cuore il pensiero va a mio fratello, ucciso nel pieno della sua vita» commenta Donata Bergamini, sorella del calciatore. Il legale della famiglia, Eugenio Gallerani, autore del memoriale che ha portato alla riapertura del caso, sottolinea: «E’ un miracolo! Una vicenda archiviata come suicidio nel 1992 dopo 20 anni ha avuto un ribaltamento della storia giudiziaria». Umore nero in casa Internò: «Non è serata per parlare» sussurra al telefono. Il suo avvocato, Marta Perrotta, afferma: «E’ scossa, non si aspettava una cosa simile. Per ora non abbiamo elementi per commentare la notizia».
Francesco Ceniti