Era terrorizzato. Ma da chi o da che cosa? Donato Bergamini, eclettico centrocampista del Cosenza, il suo segreto se l’ è portato nella tomba. E’ suicidio. Il magistrato non ha dubbi. Il calciatore si è buttato sotto le ruote di un autotreno sulla statale 106 Ionica, la strada della morte che porta da Reggio a Taranto, alla periferia di Roseto Capo Spulico. L’ inchiesta è praticamente chiusa, non c’ è stato neppure bisogno di effettuare l’ autopsia; per il sostituto procuratore della Repubblica di Castrovillari, Ottavio Abbate, la dinamica della tragedia è chiara. Il mistero di questo suicidio difficilmente sarà sciolto. Che motivo aveva un giovane di 27 anni, con un contratto che gli consentiva di guadagnare quasi 200 milioni all’ anno, per decidere dapprima di eclissarsi, partire, emigrare, in ogni caso di lasciare Cosenza e il calcio, e poi scegliere di morire davanti agli occhi della fidanzata? Si parla di droga. Si intravedono i contorni ancora oscuri di un giro pericoloso in cui il calciatore, che era originario di Boccaleone, nel Ferrarese, ma che era alla sua quinta stagione con la maglia rossoblù del Cosenza, recentemente sarebbe stato coinvolto. E quindi travolto. Gli inquirenti raccolgono queste voci e le annotano. Per adesso si è al notorio, come spiega un funzionario di polizia. E’ notorio infatti che il giovane calciatore viaggiasse con una Maserati biturbo munita di radiotelefono che apparterrebbe a un pregiudicato cosentino col quale Bergamini si accompagnava spesso. E’ notorio ancora che alcuni calciatori del Cosenza si sono fatti vedere in giro con persone che hanno a che fare con la giustizia. Ma tutto questo può servire per dare una spiegazione al tragico gesto? Forse no. Ma c’ è dell’ altro. Per l’ allenatore del Cosenza, Gigi Simoni, Donato Bergamini ultimamente appariva triste e cupo, più del solito. Era un ragazzo spigliato, onesto ma anche introverso, ricorda poi padre Fedele Bisceglie, cappuccino, capo degli ultras cosentini e assistente spirituale della squadra del Cosenza che milita in serie B. Ci sono ancora altri segnali che qualcosa di recente deve essere accaduto a turbare drammaticamente l’ equilibrio psicofisico del giovane calciatore. Potrebbe essere stato un episodio avvenuto, a quanto pare, giovedì sera in un ristorante dell’ hinterland: Bergamini sarebbe stato prelevato da tre brutti ceffi e portato via. Dove e perché? E’ un episodio ancora nebuloso. Ma potrebbe essere stato quello che ha convinto il giovane calciatore che per lui era meglio cambiare aria. Sabato pomeriggio Bergamini ha lasciato improvvisamente il ritiro della squadra. Vado a prendere le sigarette, ha detto agli amici, tra cui Michele Padovano un compagno di squadra con cui divideva un appartamento a Roges di Rende, alla periferia di Cosenza. Poco più di un’ ora dopo alla società è arrivata la notizia della tragedia. Il calciatore, infatti, aveva lasciato la città con la fidanzata, Isabella Internò, ventenne studentessa di Rende. La ragazza è l’ unica testimone. Ci sono alcune contraddizioni nel suo racconto che il magistrato intende chiarire, ma nella sostanza le conclusioni di quanto la ragazza ha affermato, che cioè Donato si è lanciato volontariamente sotto le ruote del pesante autotreno, combaciano con quelle di Raffaele Pisano, 38 anni, di Rosarno, che si trovava alla guida del pesante mezzo che si è trovato il giovane davanti con chiaro intento suicida. Bergamini, secondo quanto ha detto la ragazza, dapprima voleva solo mettere molti e molti chilometri di distanza tra lui e Cosenza. Non c’ erano dubbi che avesse paura. Aveva pregato la ragazza di accompagnarlo fino a Taranto per imbarcarsi per la Grecia (da Taranto, però, non partono navi per la Grecia), le aveva chiesto di seguirlo. La ragazza non voleva andare con lui, non voleva neppure arrivare fino a Taranto per riportarsi a Cosenza la Maserati. Devi capire, mi diceva mentre eravamo in macchina, ha raccontato Isabella, se mi vuoi bene devi fare quello che ti dico, altrimenti te ne accorgerai. Poi si è fermato in una piazzola, è sceso dall’ auto, si è buttato sotto l’ autotreno. Ai funerali celebrati ieri a Cosenza c’ erano almeno diecimila persone con bandiere e canti da curva sud. Su un grande striscione attaccato alla chiesa di Loreto c’ era scritto: I nostri occhi piangono, il nostro cuore sanguina…addio. campione.
Pantaleone Sergi