“Denis Bergamini, sul caso continua l’omertà”
Quale incredibile rete di protezione si nasconde dietro ai suoi assassini?
di Angela Corica – Il Fatto quotidiano lunedì 25 maggio 2020
Depistaggi, documenti insabbiati, false testimonianze sono alla base di un mistero lungo trent’anni: la morte di Denis Bergamini. Il calciatore del Cosenza, un ragazzo di 27 anni, pieno di progetti e di vita, con un futuro certo in serie A, è stato trovato cadavere la sera del 18 novembre 1989, lungo la strada 106 Jonica, all’altezza di Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza.
Il caso è stato frettolosamente archiviato come suicidio. Ma Denis non aveva alcuna intenzione di togliersi la vita. Oggi, dopo trent’anni, sappiamo con certezza che Denis è stato ucciso. Ma per la sua morte non c’è nessuno in carcere e la giustizia sembra ancora lontana.
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Con Denis, la sera in cui il giovane è morto, c’è la sua ex fidanzata, Isabella Internò. I due si sono lasciati. Ma lei continua a cercarlo. Come anche quell’ultima volta. Agli inquirenti racconta che il suo ex si è “tuffato” sotto a un camion in corsa, volontariamente, con l’intenzione di togliersi la vita. Anche il camionista del mezzo che ha in parte sovrastato il corpo di Denis, Raffaele Pisano, ha confermato che il giovane si è lanciato spontaneamente sotto quel camion.
Ma qualcosa non torna. Un testimone vede alcuni uomini vicino a Isabella in quei momenti. La posizione del corpo di Denis e l’integrità del mezzo non lasciano pensare a un impatto improvviso. La famiglia si convince presto che è stato ammazzato. E fa di tutto per dimostrarlo. Ma la giustizia è lenta. Non scava a fondo. Archivia, tante, troppe volte.
Dodici anni dopo, il 29 giugno 2011, il caso viene riaperto dalla Procura di Castrovillari. Il 22 febbraio 2012 i Ris di Messina depositano una nuova perizia. La tesi questa volta è che Bergamini non sia stato investito dal camion e che il corpo sia stato lasciato lì, già esanime. Le sue scarpe sono pulite, la catenina, i vestiti e l’orologio sono intatti. Com’è dunque possibile che sia stato travolto da un camion in corsa?
La verità sembra vicina. Nello stesso periodo anche un gruppo speciale dei carabinieri, il cosiddetto “gruppo zeta” lavora al caso Bergamini ma viene misteriosamente smantellato, per essere stato coinvolto in un altro scandalo. I carabinieri fanno però in tempo a depositare anche loro una perizia che stravolge la tesi del suicidio. Nel 2013, il 15 maggio, Isabella Internò viene raggiunta da un avviso di garanzia per omicidio volontario. Poco meno di un anno dopo si decide di archiviare, ancora una volta e ancora una volta inspiegabilmente.
Nel 2017 l’allora procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, riapre il caso e accoglie la richiesta della famiglia Bergamini e del legale, Fabio Anselmo, di riesumare il corpo. Che, come dice la sorella di Denis, Donata, “ha parlato”. L’esito della perizia è dirompente: Denis non si è suicidato ma è stato soffocato, ucciso probabilmente con un sacchetto di plastica e poi il cadavere è stato adagiato sull’asfalto, dove è stato in parte sovrastato dal camion. Il suicidio altro non è che una messinscena.
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Una verità, quest’ultima, che era sotto gli occhi di tutti sin dall’inizio ma che per un motivo o per l’altro non è mai emersa. Un omicidio, dunque, altro che suicidio! La famiglia finalmente esulta. Il papà di Denis, Domizio, nonostante un dolore che non passa mai, quale quello della perdita di un figlio, ritrova il sorriso e la speranza. Anche lui è stato invitato a farsi i fatti suoi, qualcuno ha provato a offrirgli finanche dei soldi. Ma l’uomo vuole solo giustizia per Denis.
Il procuratore di Castrovillari Facciolla iscrive almeno tre persone nel registro degli indagati: Isabella Internò e il camionista Raffaele Pisano, accusati di concorso in omicidio. E l’attuale marito di Isabella, un poliziotto, Luciano Conte, con l’accusa di favoreggiamento. L’uomo è sempre presente nella vita di Isabella, anche ai tempi della morte di Denis.
Facciolla ascolta circa 200 persone per ricostruire dettagliatamente questa vicenda e per scavare a fondo anche sul movente che ha portato all’uccisione di Denis. Ma non fa in tempo a far partire i primi avvisi di garanzia. Poiché anche lui, come accadde al gruppo zeta, viene trasferito a seguito dell’avvio di una indagine nei suoi confronti, per il reato di corruzione. Il papà di Denis muore senza sapere la verità. Il fascicolo dell’indagine è ora in un cassetto della Procura di Castrovillari.
La famiglia Bergamini invoca il ritorno di Facciolla, l’unico che è andato oltre, che aveva rotto un muro di silenzio e omertà. Chi non vuole la verità sulla morte di Denis e qual è il motivo per cui è stato ammazzato? Quale incredibile rete di protezione si nasconde dietro ai suoi assassini?