Sono passati ormai quasi 30 anni dal giorno in cui il Cosenza Calcio, reduce da un convincente settimo posto nell’allora Serie C1, decise di puntellare il suo centrocampo con il 23enne Donato Bergamini.
Un ragazzo esile, snello, ma rapido, volitivo e sgusciante. Polmonare, moderno ed eclettico come pochi, nonostante il fisico non sia proprio quello del tipico mediano dell’epoca: ma il cuore ed il talento, d’altra parte, non hanno involucro che li possa contenere. Ed è per questo che, già a 15 anni, Donato si fa notare nelle giovanili del suo paese d’origine, l’Argentana. Il passaggio in prima squadra è fisiologico ed innocuo, così come quello all’Imolese, nell’ ’82, ed al Russi, in serie D.
Ed è proprio dal club ravennate che pescano i Lupi, alla caccia d’un riscatto – il ritorno in B, che mancava da un quarto di secolo – che arriverà poco dopo, il 5 giugno 1988. Con lui in mezzo al campo la linea di base annoverava anche Simoni, Marino, Lombardo, Castagnini, Giovannelli, Galeazzi, De Rosa, Lucchetti, Urban e Padovano. Una decantata e decantante truppa di più o meno giovani, perfettamente amalgamati da mister Di Marzio prima e Giorgi poi, che avrebbe anche potuto realizzare il miracolo del doppio salto nella stagione successiva, l’ ’88-’89, se solo l’introduzione della neonata regola della classifica avulsa fosse stata procrastinata di qualche mese.
La stessa classifica avulsa che poi però, un anno dopo, salvò i rossoblu dalla retrocessione a seguito d’un deludente 14esimo posto. Figlio soprattutto della devastazione e del cordoglio a margine del più tragico e abietto degli accadimenti: l’omicidio – e non suicidio, come confermato solo molto tempo dopo dalla magistratura – per mano di chissà chi, del povero Bergamini.
Una storia, non solo sportiva ma anche umana e giudiziaria, talmente tortuosa e folle che il nostro speciale di inizio 2013 certo non basta a sviscerare.
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Oggi Cosenza, ed il Cosenza, sono cambiate. La città s’è estesa longitudinalmente, e quello che una volta era il quartiere residenziale che ospitava quasi esclusivamente i calciatori come Denis – Rende – è fisiologicamente diventato l’appendice geografico e sociale d’un’Università all’avanguardia che ospita oltre 30 mila studenti.
Nel 2014 il Cosenza Calcio che fu di Bergamini, dalla sua, dopo un travaglio lancinante lungo più d’un decennio, fatto di amare retrocessioni, fallimenti societari, playoff persi, promozioni mancate e rinascite più o meno ardite, è di nuovo lì, nella Serie C1 che la recente riforma dei campionati ha chiamato Lega Pro. Ed è nuovamente alla ricerca di nuovi talenti – proprio come quel biondino tutto corsa e cuore – da mettere a disposizione di mister Cappellacci per ridar linfa alla non scritta teoria dei corsi e ricorsi storici di vichiana memoria.
Proprio come quel Cosenza attese 25 anni (per poi ottenere) l’agognata promozione in B, oggi, e sempre da 25 anni, la famiglia Bergamini e l’associazione ‘Verità per Denis’ aspettano che si faccia luce sulla morte di Denis. Un’attesa lancinante, che però via via trova sulla strada della verità nuovi tasselli e, soprattutto, momenti collettivi di rimembranza e, perché no, anche di intrattenimento, in memoria del calciatore e del ragazzo: qualche settimana fa vi raccontavamo dell’ennesimo dei tornei giovanili a lui dedicati e della nascita della prima Scuola Calcio a portare il suo nome. Ora, intanto, ed in attesa che la magistratura si pronunci, tre giorni dopo il 52° compleanno di Bergamini (Argenta, 18/09/62), sarà la volta di “Uno per tutti…Tutti per Denis”.
A Roseto Capo Spulico (CS), dove venne ritrovato il corpo del calciatore, il 21 settembre la sua lapide verrà ricostruita e, soprattutto, spostata di qualche metro sino al Golfo Bella Vista. Questo il comunicato dell’associazione ‘Verità per Denis’, le cui attività dallo scorso novembre sono rendicontate, oltre che nel sempre più vasto gruppo facebook omonimo, anche sul sito dedicato denisbergamini.com.
L’Associazione “Verità per Denis” e la Scuola Calcio ASD Football Team Denis Bergamini in occasione della ricorrenza del 52° compleanno di Denis, grazie alla collaborazione fattiva della “Terra di Piero”, di “Cosenza nel Cuore” e con la calorosa partecipazione dei gruppi della Curva Sud Bergamini, hanno organizzato per il 21 settembre la manifestazione “Uno per tutti… Tutti per Denis”.
Quest’anno sarà la costa ionica cosentina a ricordare Denis con il rifacimento e la ricollocazione della lapide posta sulla strada statale 106 che verrà da ora ospitata sul Golfo Bella Vista di Roseto Capo Spulico, luogo molto più facilmente accessibile per tutti i suoi numerosi tifosi e amici che ogni anno gli fanno visita.
La manifestazione, resa possibile grazie alla fattiva opera delle amministrazioni comunali di Roseto Capo Spulico, Amendolara, Montegiordano e Oriolo e al patrocinio dell’Anas e della Provincia di Cosenza, prenderà il via alle 15 sul Golfo Bella Vista di Roseto Capo Spulico con la posa in opera della nuova lapide e la commemorazione di Denis.
Proseguirà successivamente presso il Centro Sportivo “ASD Giovani Talenti” di Amendolara dove, dalle 17, si svolgerà un torneo esibizione di calcio riservato alle categorie Pulcini ed Esordienti, al quale hanno aderito, oltre all’organizzatrice ASD Football Team Denis Bergamini e all’ospitante ASD Giovani Talenti, l’ASD Rogilano, l’ASD Olimpia Jonica di Crotone, la Scuola Calcio Piano Lago di Mangone, l’ASD Città Riunite e l’Us Oriolo.
La manifestazione, che sarà accompagnata da stand gastronomici a cura delle associazioni partecipanti, si concluderà alle ore 21 con una rappresentazione teatrale a cura della “Terra di Piero” il cui incasso, come sempre, verrà interamente devoluto in beneficenza.
Appuntamento a Roseto, allora, tra meno di un mese. Per un compleanno che si annuncia festoso ed indimenticabile: proprio come avrebbe voluto lui.
Lì, dove il 18 novembre del 1989 Denis venne ucciso e dove, contrariamente rispetto alla volontà di chi vorrebbe che tutto ciò si sotterrasse nell’oscurità della memoria, Cosenza, il calcio, la famiglia Bergamini ed i tifosi non dimenticheranno. Non l’hanno fatto per 25 anni, non smetteranno mai di farlo.
Almeno finché il mistero della morte di Denis non troverà la sua lieta conclusione: ed anche allora ci sarà davvero poco da dimenticare, e molto da rimandare ai posteri. Perché storie come questa non perdonano il passato. Anzi, fanno da monito per il futuro.
Alfredo De Vuono Segui @AlfredoDeVuono