Proseguono, ed a rotta di collo, gli sviluppi della vicenda Donato – Denis – Bergamini, il calciatore del Cosenza Calcio presumibilmente ucciso nel 1989, ed il cui caso (all’epoca archiviato come suicidio) pare esser finalmente giunto ad una svolta, in virtù del ventilato e possibile pronunziamento della Procura di Castrovillari in merito agli esiti delle indagini, riaperte nel 2011.
Indagini, queste, che vennero affidate ad una task-force – per l’appunto, il cosiddetto ‘Gruppo Z’ – il cui alacre lavoro avrebbe contribuito e non poco ad una concreta svolta investigativa: “il loro atteggiamento e le loro parole mi fecero ritrovare la fiducia smarrita”, dirà, dei carabinieri in questione, Donata Bergamini, sorella di Denis. Del gruppo facevano parte, per l’appunto, tre marescialli – Roberto Re David, Leonardo Citino e Fabio Lupo – e l’appuntato Greco, tutti di Cosenza.
A ottobre 2012, però, si scopre che il nucleo è stato inspiegabilmente sciolto, ed i militari, contemporaneamente ed improvvisamente, trasferiti ad altre sedi ed incarichi, insieme agli investigatori Giordano, Marano e Scorzo. A darne notizia è l’U.N.A.C., l’Associazione dei Carabinieri in Servizio e in Congedo fondata nel 1997, e che si occupa di dare Assistenza a tutti i loro colleghi in Servizio. Successivamente Gabriele Carchidi – che ha contribuito tramite il suo lavoro a ‘Cosenza Sport’ a riaprire il fascicolo sulla morte del calciatore e che abbiamo ascoltato in esclusiva nel nostro webdossier speciale dedicato a Denis – ha svelato le motivazioni che sarebbero alla base del trasferimento in massa della task force: attriti interni, pare derivati dai rapporti ormai deterioratisi tra i suoi componenti, ed i vertici del Reparto operativo provinciale. Una faccenda, quella dell’allontanamento del gruppo, insomma, intricatissima: all’origine della quale potrebbero esserci anche le attività toccate da Redavid e dai suoi colleghi nelle fasi investigative calde del caso Bergamini.
E infatti l’allontanamento dei carabinieri dal caso lascia sgomenti e perplessi la famiglia Bergamini, una parte della stampa che segue ancora il caso, il popolo del web e soprattutto due deputati del Partito Democratico, Alessandro Bratti e Francesco Laratta, che presentano un’interrogazione, nel merito, al ministro della Difesa. E gli uomini del gruppo Z, ovviamente, assistiti dai loro avvocati, decidono di ricorrere in Cassazione.
“A prescindere dalle motivazioni poste alla base dei citati trasferimenti – riporta testualmente l’interrogazione presentata da Bratti e cofirmata da Laratta – (quand’anche non direttamente riconducibili a siffatte indagini), come mai non si sia tenuto conto del fatto che detti militari stessero ancora svolgendo le attività sul complesso caso Bergamini (laddove il maturato bagaglio conoscitivo è indiscutibilmente essenziale per la migliore prosecuzione delle indagini) e pervenire ad altre valutazioni circa la loro posizione d’impiego, onde privilegiare – attesi i risultati a cui costoro sono pervenuti – il superiore interesse della giustizia e della ricerca della verità, attesa da ben 23 anni”. Domande a cui ancora nessuno, in pratica, ha risposto.
Il 30 aprile scorso, però, informa proprio l’U.N.A.C. sul suo portale ufficiale, la novità: il Consiglio di Stato, cui s’era rivolto Redavid, mediante un’Ordinanza accoglie il ricorso relativo al suo declassamento e trasferimento. Nel comportamento di Redavid, si legge nell’ordinanza, “non pare possano esser ravvisati comportamenti che possano esser ritenuti violazione dei principi dell’onore e del decoro”, né “risultano fatti che […] possano seriamente pregiudicare la sua attività all’interno dell’ufficio”: si accoglie quindi l’istanza cautelare in primo grado del maresciallo. Cosa accadrà adesso? Probabilmente nulla di clamoroso. A Redavid (ed ovviamente ai suoi) difficilmente verrà ri-assegnato il caso Bergamini, e probabilmente molte delle potenzialità investigative del Gruppo Z rischiano d’andare sprecate. Per il momento ciò che conta è che la richiesta di Redavid sia stata accolta, e che quindi evidentemente, come riporta proprio l’U.N.A.C., “Le interrogazioni Parlamentari e gli articoli giornalistici avevano ragione. A buon intenditor poche parole”.
LEGGI QUI LA STORIA COMPLETA DI DENIS BERGAMINI, L’EVOLUZIONE DELLA VICENDA LEGALE
E LE NOSTRE INTERVISTE ESCLUSIVE AI PROTAGONISTI DI QUESTO INCREDIBILE MISTERO ITALIANO
Prosegue, nel frattempo, come sempre, l’attività dell’associazione ‘Verità per Denis’ Bergamini. Dal 1990 le storiche società di Argentana, Imolese e Russi ricordano, con dei tornei calcistici a scopo benefico, Donato. Ieri a Boccaleone, suo paese d’origine, le stesse squadre hanno giocato un triangolare valido come “7° Memorial Denis Bergamini”: la premiazione è stata operata dall’ex compagno di squadra, e grande amico di Bergamini, Luigi Simoni.
Le locandine degli eventi
Venerdi 17, invece, sempre a Boccaleone, si terrà il “Berga 8”, categoria pulcini; il giorno successivo il torneo “Piccoli amici” 2° edizione (in un’unica giornata 6 squadre giocano contemporaneamente su 3 campi). Poi il 20 partirà il “Giovanissimi Champions”, giunto alla 2° edizione, sotto forma di torneo all’italiana, a cui parteciperanno 12 squadre divise in 4 gironi. Appuntamento poi con Donata Bergamini – la sorella di Denis, che continua a lottare da anni affinché si faccia luce sull’incredibile caso di suo fratello – il prossimo mercoledì, presso la sala civica “Falcone e Borsellino” di Migliarino (Fe) per il convegno “Mafie e Legalità – Dai Kalashnikov al calcio”. Insieme a lei, il noto magistrato Raffaele Cantone, il deputato firmatario dell’interrogazione Bratti – Deputato XVII legislatura e Donata Bergamini – sorella del calciatore Denis.
Fantagazzetta continuerà a seguire l’evolversi della vicenda giudiziaria e le attività dell’associazione. Al fine di restare informati su entrambe, vi invitiamo ad iscrivervi al gruppo Facebook ‘verità per Donato Bergamini’.
Seguiranno aggiornamenti.