Chiesta archiviazione per l’ex fidanzata e il camionista che lo travolse. La decisione dei magistrati sul caso della morte dell’allora calciatore del Cosenza. Non sono emersi indizi sufficienti a supporto del concorso in omicidio
di GIUSEPPE BALDESSARRO
COSENZA – Non ha portato a nulla di concreto l’inchiesta della Procura di Castrovillari sulla strana morte di Denis Bergamini. Ieri i magistrati hanno chiesto l’archiviazione del caso non essendo emersi indizi sufficienti a sostenere un’eventuale accusa nei confronti dell’ex fidanzata dell’allora calciatore del Cosenza, Isabella Ierinò, e di Raffaele Pisano, autista del camion che travolse il giovane atleta a Roseto Capo Spulico, sulla Statale 106 jonica, il 18 novembre 1989. Una tragedia che ha comunque una serie di lati oscuri tutti legati alla dinamica dei fatti e alle versioni non sempre univoche fornite da uno dei due testimoni oculari. Un caso che nel 1989 venne chiuso come suicidio, ma poi riaperto sulla base di una serie di nuove perizie e di richieste specifiche dalla famiglia del calciatore originario di Argenta, in provincia di Ferrara.
Bergamini si sarebbe ucciso dopo aver incontrato la ragazza che frequentava da tempo e che aveva lasciato da alcune settimane. Il ragazzo viveva, secondo quanto affermato dalla Ierinò, una serie di disagi interni alla squadra e non solo. Difficoltà che lo avrebbero portato a decidere di lasciare Cosenza e anche l’Italia. Quel pomeriggio il calciatore sarebbe passato a prenderla per salutarla e per farsi accompagnare a Taranto da dove si voleva imbarcare per l’estero. Durante il tragitto, proprio a Rosero Capo Spulico, la ragazza avrebbe convinto Denis a tornare indietro e sarebbe stato in quel frangente che fermata l’auto avrebbe poi improvvisamente deciso di lanciarsi sotto le ruote del camion. Una versione alla quale non hanno mai creduto i familiari e negata anche da diversi componenti della quadra di calcio che lo avevano descritto come assolutamente sereno.
Secondo la versione di Pisano, Bergamini si trovava accanto alla sua macchina a bordo strada e si sarebbe lanciato sotto il camion al suo passaggio. Il camion lo avrebbe dunque trascinato per alcune decine di metri uccidendolo. Racconto confermato dalla ragazza, ma ritrattato dall’autista che pochi giorni dopo cambiò la versione sostenuta durante il primo interrogatorio. Pisano, in pratica negò che Bergamini si fosse tuffato sotto al camion e che il camion ne avesse trascinato il corpo per diversi metri, pur ammettendo di averlo investito. Una seconda ricostruzione che, in questo caso, coincideva con quella del medico legale Pasquale Coscarelli, il quale a suo tempo aveva consegnato al sostituto procuratore Ottavio Abbate, una perizia nella quale si escludeva che il corpo di Bergamini fosse stato trascinato. Suicidio si disse all’epoce, ma che non aveva convinto molti. Da qui, in sostanza, il timore secondo cui il calciatore sarebbe stato ucciso in precedenza e poi lasciato in strada dove era stato schiacciato dal passaggio del camion. Un “giallo” che nel 2011 aveva portato la procura a riaprire il caso e ad iscrivere, nel 2013, sul registro degli indagati la Ierinò con l’accusa di concorso in omicidio, e l’autista per falsa testimonianza. Un’ipotesi di reato che, evidentemente, non ha trovato poi rIscontro.