AGGIORNAMENTO 23/12: La sorella di Denis Bergamini, Donata, ha commentato così sul portalewww.denisbergamini.com, la richiesta di archiviazione del caso.
“Voglio fare una sola considerazione. Ovviamente per ogni valutazione occorrerà attendere di conoscere la motivazione della richiesta di archiviazione e l’incartamento processuale. La considerazione è questa: esattamente una settimana fa in un’aula del Tribunale di Cosenza, in un processo per diffamazione a carico di un giornalista cosentino, uno degli avvocati di Isabella Internò, riferendosi a quanto appreso da altro legale di Isabella Internò, chiedeva al Tribunale di Cosenza rinvio per acquisire la richiesta di archiviazione del procedimento penale di Castrovillari. Ora, apprendo che tale richiesta è datata 22/12/2014 e mi chiedo come fosse possibile che già vi fosse chi ne era al corrente ancor prima che esistesse. In questa triste e per noi familiari penosa vicenda, che riguarda la morte di mio fratello, si è trattato dell’ennesima fuga di notizie, a meno di voler pensare a davvero singolari “coincidenze”, e questa volta ancora prima che vi fosse l’atto ufficiale vi era chi sapeva che sarebbe stato di lì a poco emesso.
Devo ammettere che questo fatto ha lasciato tutti noi familiari davvero sconcertati.
Donata Bergamini”
Rischia di chiudersi qui, in una bolla di sapone amara e clamorosa, la riapertura del caso di cronaca nera, insidiàtasi nello sport, più clamorosa della storia del calcio italiano. L’ex calciatore del Cosenza Denis Bergamini, 25 anni dopo, potrebbe morire nuovamente, dopo la tragica notte del 18 novembre 1989 durante la quale venne rinvenuto cadavere sulla statale 106 Jonica nei pressi di Roseto Capo Spulico. Ucciso, chissà da chi, chissà per qual motivo.
Il procuratore capo della Procura della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio e la p.m. Maria Grazia Anastasia, hanno difatti chiesto l’archiviazione per i due indagati Isabella Internò (ex compagna di Bergamini, unica testimone della morte, indagata per concorso in omicidio) e Raffaele Pisano (il camionista che guidava l’autocarro sotto il quale, stando a quanto sostenuto dalla Internò, si sarebbe “buttato a pesce” Bergamini; indagato per favoreggiamento e false dichiarazioni) in merito all’inchiesta riaperta in funzione delle richieste della famiglia Bergamini e dell’avvocato che la assiste, Eugenio Gallerani. Le motivazioni alla base della richiesta d’archiviazione verranno rese note nel 2015: l’avvocato Gallerani, insieme alla famiglia Bergamini – che da allora lotta strenuamente per conoscere le verità in relazione alla morte del 27enne calciatore – avranno venti giorni di tempo per decidere se opporsi o meno all’archiviazione.
I FATTI. La morte del calciatore 27enne del Cosenza Calcio scomparso – in circostanze tuttora misteriose ed al vaglio degli inquirenti – il 18 novembre del 1989 è ancora oggi uno dei casi di cronaca nera e sportiva più ambigui della storia recente, e non a caso gli occhi del mondo del calcio sono ad essa rivolti sin da allora. Dalla notte in cui il cadavere del ragazzo venne prelevato sulla strada statale 106 Jonica, nel pressi del Comune di Roseto Capo Spulico, a qualche decina di chilometri dal centro cittadino bruzio.
Gli unici due testimoni oculari dei fatti (l’ex ragazza del mediano, Isabella Internò ed il camionista Raffaele Pisano che lo travolse – o sormontò, dipende dalle tesi – con il suo automezzo) sostengono tuttora convintamente la versione secondo la quale sarebbe stato proprio il ragazzo, di sua volontà, a gettarsi “a pesce” sotto le ruote del tir, cercando il suicidio.
E così anche la giustizia ha creduto, per lunghissimi anni: nel 2012, poi, dopo l’alacre lavoro dell’avvocato Eugenio Gallerani, legale della famiglia Bergamini – mai rassegnàtasi ad accettare la suddetta versione – la Procura ha riaperto il caso.
Da allora molte cose sono cambiate. L’ex fidanzata Isabella Internò è stata indagata lo scorso maggio per concorso in omicidio volontario, ed anche l’autotrasportatore Raffaele Pisano è rientrato nell’inchiesta per falsa informazione al pubblico ministero e favoreggiamento di ignoti. Un omicidio, dunque, fatto passare per suicidio: almeno questa è l’ipotesi a cui si sarebbe lavorato, nelle stanze della giustizia.
Lavoro che si era intensificato a maggior ragione negli ultimi mesi: lo scorso novembre 2013, nella caserma della Compagnia carabinieri di Castrovillari, si sono svolti l’interrogatorio del Pisano (avvàlsosi della facoltà di non rispondere) e della stessa Internò, che non si presentò al cospetto del procuratore capo Giacomantonio e del sostituto Anastasia per motivi di salute. Successivamente sarebbe anche avvenuta una ‘seconda chiamata’ per la donna. Un interrogatorio strategicamente nascosto ai media, dal quale però, ancora una volta, sarebbe emerso pochissimo: la Internò, proprio come l’autotrasportatore, si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere. L’ex compagna del Bergamini sin dal lontano 1989 ribadisce la tesi del suicidio: dinamica che però cozza con le successive perizie medico-legali, che contraddicono il suicidio e piuttosto lasciano intendere che il ragazzo fosse già morto, prima d’esser sormontato dal pesante automezzo. Poche settimane fa, a testimonianza di ciò, la famiglia ha per la prima volta rese note le foto del corpo del ragazzo durante l’autopsia, per dimostrare quanto la tesi del suicidio sia inaccettabile. Oggi, la notizia della richiesta d’archiviazione.