Foto: Rosito
Sono le 20 passate, al centro sportivo ‘Marca’, a Cosenza. E’ domenica sera, ed il pensiero va, inevitabilmente, all’esordio azzurro in Brasile di poche ore prima. Ma per la partita che è significata inizio del nostro percorso al Mondiale dei Mondiali ci sarà tampo e spazio. Ed è per questo che centinaia e centinaia di famiglie e cuori sono concentrate in questo piccolo stadio, a gratificare e gratificarsi godendo delle passioni più candide: quelle dei propri bambini per il gioco del calcio.
Qui, nella città dei Bruzi, dove il calcio, anche ad alti livelli, ebbe ad abitare con più d’un afflato d’orgoglio negli anni ’80 e ’90 e dove, dall’anno prossimo, la partecipazione collettiva e l’entusiasmo d’un popolo intero, quello rossoblù, tornerà a riempire le strade. Già.
Perché il 2014 è stato un nuovo anno di gloria, oltre che di grazia, per il Cosenza Calcio. I lupi della Sila non solo hanno festeggiato il loro centenario di storia, ma hanno anche conquistato – e con 4 giornate d’anticipo – la promozione matematica in una serie, la neonata Lega Pro unica, la cui aura emozionale e sportiva mancava in città come l’acqua agli assetati.Il Cosenza, il ritorno tra i professionisti, d’altra parte, lo sognava da anni. E spesso l’ha sfiorato – non solo col pensiero – ritrovandosi puntualmente sbattere contro un muro, una barriera di gomma, un ostacolo insormontabile. Restando a bocca asciutta, con un urlo soffocato in gola dalla sorte e le braccia che, da levate al cielo, si ritrovavano da un momento all’altro a ciondolare insignificanti. E’ allora che, con la testa china e lo sguardo perso nel vuoto, si cerca compagnia negli amici, nei compagni, in chi condivide la tua stessa passione. Come quando un rigore, magari decisivo, si infrange – tanto silente nel rotolare, quanto fragoroso nel toccare il legno – sul palo: ed è proprio così che s’è concluso il terzo (qui e qui il resoconto dell’edizione 2013) Memorial Denis Bergamini, che ha raccolto ben 20 scuole calcio giovanili, tra pulcini ed esordienti, provenienti da tutta la Calabria. Il torneo dei più grandi si decide ai rigori, nell’attesissimo derby con il Catanzaro: ed è appunto un penalty sbagliato, dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari, ad assegnare la vittoria ai padroni di casa, allenati da Gigi Marulla, top scorer di sempre in maglia rossoblù ed oggi padrone di casa dell’evento.
Per il piccolo e sfortunato calciatore che si ritrova, suo malgrado, a consegnare la Coppa ai padroni di casa, però, non c’è tempo per la delusione, né per la rabbia. Perché la festa comincia anche per lui e per i suoi compagni, protagonisti d’un eccellente percorso, che corrono ad rincuorarlo in virtù ed in funzione della vera essenza di questa – e ogni altra – manifestazione giovanile: riportare il calcio alla sua primitiva concezione di gioco, ripulendolo da qualsiasi altra veste e contaminazione.
Donata Bergamini al Memorial – photocredits: Rebelde
Romantico progetto messo in campo lungo una settimana di torneo, nella quale i “Tanti, piccoli Denis” si sono dati sportivamente battaglia (per la cronaca, tra i pulcini ha vinto lo S.C. Corigliano) in memoria di Denis, vedendosi alla fine premiati dalla stessa sorella del calciatore. La cui anima sembrava pulsare all’interno di tutte le spumeggianti casacche dei protagonisti, ed il cui ricordo veniva rinverdito dalla presenza costante dello stand dell’associazione che porta il suo nome, ‘Verità per Denis’. Un gruppo di persone che, indefesse, da 5 anni lottano, insieme alla famiglia Bergamini, affinché uno dei casi irrisolti di cronaca nera – oltre che sportiva – più contorto e clamorosamente insabbiato della storia d’Italia trovi la sua legittima risoluzione giudiziaria. Un momento di definizione che, in qualche misura, continua a avvicinarsi inesorabile: anche perché è passato ormai un quarto di secolo da quella maledetta notte, nella quale il calciatore 27enne del Cosenza Calcio scomparve – in circostanze tuttora misteriose ed al vaglio degli inquirenti –sulla strada statale 106 Jonica, nel pressi del Comune di Roseto Capo Spulico, a qualche decina di chilometri dal centro cittadino bruzio. Gli unici due testimoni oculari dei fatti (l’ex ragazza del mediano, Isabella Internò ed il camionista Raffaele Pisano che lo travolse con il suo automezzo) sostengono tuttora convintamente la versione secondo la quale sarebbe stato proprio il ragazzo, di sua volontà, a gettarsi “a pesce” sotto le ruote del tir, cercando il suicidio. E così anche la giustizia ha creduto, per lunghissimi anni: nel 2012, poi, dopo l’alacre lavoro dell’avvocato Eugenio Gallerani, legale della famiglia Bergamini – mai rassegnàtasi ad accettare la suddetta versione – la Procura ha riaperto il caso.
Da allora molte cose sono cambiate. L’ex fidanzata Isabella Internò è stata indagata un anno fa per concorso in omicidio, ed anche l’autotrasportatore Raffaele Pisano è rientrato nell’inchiesta per falsa informazione al pubblico ministero e favoreggiamento di ignoti. Un omicidio, dunque, fatto passare per suicidio: almeno questa è l’ipotesi a cui si lavorerebbe, nelle stanze della giustizia. Gli inquirenti, adesso, devono rendere noto l’esito della seconda proroga delle indagini: non sono da escludere, in tal senso, né rinvii a giudizio né il coinvolgimento nell’inchiesta – considerato che l’accusa alla donna è di “concorso in omicidio” – di nuovi personaggi, sinora tenuti misteriosi. L’ex compagna di Bergamini, dalla sua, sin dal lontano 1989 ribadisce la tesi del suicidio: dinamica che però cozza con le successive perizie medico-legali, che piuttosto lasciano intendere che il ragazzo fosse già morto, prima d’esser sormontato dal pesante automezzo.
Staremo a vedere. Quel che è certo è che famiglia, associazione e tifosi ormai non contano più gli anni, né i mesi, ma ormai solo i giorni che li separano dalla verità che con tanto ardore ricercano. In memoria dell’amico, del calciatore, del figlio e del fratello scomparso.
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Una memoria talmente vivida che, da oggi, continuerà a far breccia nel mondo dei bambini e degli appassionati di calcio. Per la prima volta, difatti, una società sportiva ha deciso di nascere recando il nome di Denis Bergamini, presentandosi alla comunità cittadina e non con l’ambizioso obiettivo di consolidare il calcio giovanile. “Siamo orgogliosi di presentare la Scuola Calcio A.S.D. Football Team ‘Denis Bergamini’, un progetto che guarda avanti nel tempo. Il tutto condito – dichiarano i dirigenti della squadra – , da una coscienza sportiva che ci impone di essere umili ma al contempo determinati, nella piena convinzione di intendere il calcio non come una mera illusione priva di significati, bensì come un’immensa gioia che permetta ai ragazzi di esprimere al meglio le loro potenzialità tecniche ed umane, dando impulso all’esaltazione del loro estro e della loro genialità”.
La nuova casacca dell’ ASD F.T. Denis Bergamini – photocredits: Presta
Un progetto supportato dall’associazione ‘Verità per Denis’ e che, concludono gli organizzatori della nuova società, “nasce per volontà di un cospicuo gruppo di giovani. Ha un proprio statuto e promuove l’attività calcistica coinvolgendo nella disciplina i ragazzi di età compresa tra gli 5 e i 14 anni. Vogliamo proporre un’idea di Società dove si insegna il calcio a misura di bambino, dove i valori ed i principi morali giocano un ruolo importante nella crescita dei ragazzi che diventeranno gli adulti di domani. Vogliamo mantenere un ambiente sano e genuino, dove i ragazzi vengono a giocare con piacere e ci ritornano volentieri, magari accompagnati da un amico. Per noi il risultato in campo non è importante: la sola soddisfazione che accomuna tutti noi è quella di rendere felici dei bambini che corrono dietro ad un pallone che rotola. Queste sono le nostre vittorie”.
Le stesse parole e gli stessi pensieri che Donata, sorella-coraggio di Denis, ama ripetere con enfasi e trasporto ai genitori dei ragazzini, alla stampa, alla cittadinanza tutta, raccolta intorno al ricordo di suo fratello, ed a sostegno dei bambini in campo. Il tempo del ricordo, però, sta man mano per esaurirsi, per lasciare il passo a quello della verità. C’è un rigore da tirare, adesso, per la magistratura, in onore di Donato Bergamini. E, diversamente dal ragazzino che ha chiuso il terzo Memorial, le responsabilità sono ben altre. Come ben più importante è anche l’obiettivo. Non ci sono pali, né traverse, né parate, che reggano. Questa volta, 25 anni dopo, è arrivato necessariamente il momento di fare gol.
Alfredo De Vuono Segui @AlfredoDeVuono