IERI A CASTROVILLARI IL GIUDICE PER LE UDIENZE PRELIMINARI ANNAMARIA GRIMALDI HA ARCHIVIATO L’INCHIESTA, STABILENDO CHE LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PER INSUFFICIENZA PROBATORIA “È CONDIVISIBILE”
Bergamini, caso archiviato. Ma ora può riaprirsi un nuovo filone
Poco più d’una settimana dopo l’inaugurazione della prima piazza cittadina della ‘sua’ Cosenza che porta il suo nome, ed esattamente 13 giorni dopo il 26esimo anniversario della sua prematura morte, arrivano ulteriori novità in merito al caso Denis Bergamini. Quattro anni dopo la riapertura dell’inchiesta, e a margine della richiesta d’archiviazione del dicembre 2014 da parte del procuratore capo della Procura della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, e la p.m. Maria Grazia Anastasia, ieri a Castrovillari il giudice per le udienze preliminari Annamaria Grimaldi ha archiviato l’inchiesta, stabilendo che la richiesta di archiviazione per insufficienza probatoria “è condivisibile” in quanto “dall’attento esame del copioso materiale investigativo in atti e dalla disamina dei vari accertamenti tecnici eseguiti, è emersa, a parere del giudice, l’infondatezza della notizia di reato, da intendersi come assoluta mancanza di elementi di prova efficacemente rappresentativi della sussistenza del delitto”.
Ora le residue speranze dei tifosi e della famiglia sono riposte nel nuovo procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che ha recentemente dichiarato che “alla famiglia deve essere detta la verità, perché hanno tutto il diritto di sapere almeno come è morto il loro congiunto” e s’è detto ampiamente disponibile a ricevere famiglia e legali del Bergamini, pronti a chiedere una nuova perizia come confermato nel settembre scorso ai nostri microfoni da parte dell’avvocato Anselmo.
“La piazzola dista 60 metri, il trascinamento è molto, molto inferiore a 60 metri (accertato). Qualcuno vuole darmi una risposta?
1.Il corpo non era dove è stato trovato e allora sono le fotografie che mentono.
2. Mio fratello non era in piazzola. Confermato che era supino, l’asfalto è bagnato, ma mentre il corpo di mio fratello si gira tutto si asciuga… capelli, gilet, scarpe, calze, maglione, ma siccome l’asfalto è bagnato non ha neppure un escoriazione.
Mai mi sarei aspettata di leggere tali considerazioni”, ha scritto Donata, sorella del calciatore, nel gruppo facebook a Denis dedicato e che oggi conta circa 12 mila iscritti. Per poi riassumere così tutta la sua rabbia: “Come volevasi dimostrare. Ci sono voluti nove mesi per stravolgere la verità scientifica sulla morte di Denis. Trenta imbarazzanti pagine dove si liquidano come “sperimentali e non riconosciuti dalla comunità scientifica” i procedimenti proposti dal mio Avvocato per accertare il momento esatto della morte di mio fratello. Vorrei sapere su che basi il gip di Castrovillari si permette di fare una valutazione di tal fatta. Denis è stato coricato già morto od in limine vita sull’asfalto dove è stato trovato il suo cadavere. Provo rabbia e provo vergogna nei confronti di mio fratello.
” Potrebbe essere inciampato..”, pare dire il gip. Ora spero nel nuovo procuratore capo. Il 21 lo incontreremo”.
Indagati, in merito al caso del possibile omicidio dell’ex calciatore del Cosenza, rivenuto inspiegabilmente cadavere nella notte del 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico, erano in due: Isabella Internò (ex compagna di Bergamini, unica testimone della morte, indagata per concorso in omicidio) e Raffaele Pisano (il camionista che guidava l’autocarro sotto il quale, stando a quanto sostenuto dalla Internò, si sarebbe “buttato a pesce” Bergamini; indagato per favoreggiamento e false dichiarazioni).
I FATTI. La morte del calciatore 27enne del Cosenza Calcio scomparso – in circostanze tuttora misteriose ed al vaglio degli inquirenti – il 18 novembre del 1989 è ancora oggi uno dei casi di cronaca nera e sportiva più ambigui della storia recente, e non a caso gli occhi del mondo del calcio sono ad essa rivolti sin da allora. Dalla notte in cui il cadavere del ragazzo venne prelevato sulla strada statale 106 Jonica, nel pressi del Comune di Roseto Capo Spulico, a qualche decina di chilometri dal centro cittadino bruzio.
Gli unici due testimoni oculari dei fatti (l’ex ragazza del mediano, Isabella Internò ed il camionista Raffaele Pisano che lo travolse – o sormontò, dipende dalle tesi – con il suo automezzo) sostengono tuttora convintamente la versione secondo la quale sarebbe stato proprio il ragazzo, di sua volontà, a gettarsi “a pesce” sotto le ruote del tir, cercando il suicidio.
E così anche la giustizia ha creduto, per lunghissimi anni: nel 2012, poi, dopo l’alacre lavoro dell’avvocato Eugenio Gallerani, legale della famiglia Bergamini – mai rassegnàtasi ad accettare la suddetta versione – la Procura ha riaperto il caso.
Da allora molte cose sono cambiate. L’ex fidanzata Isabella Internò era stata indagata per concorso in omicidio volontario, ed anche l’autotrasportatore Raffaele Pisano è rientrato nell’inchiesta per falsa informazione al pubblico ministero e favoreggiamento di ignoti. Un omicidio, dunque, fatto passare per suicidio: almeno questa è l’ipotesi a cui si sarebbe lavorato, nelle stanze della giustizia.
Lavoro che si era intensificato a maggior ragione negli ultimi mesi: nel novembre 2013, nella caserma della Compagnia carabinieri di Castrovillari, si sono svolti l’interrogatorio del Pisano (avvàlsosi della facoltà di non rispondere) e della stessa Internò, che non si presentò al cospetto del procuratore capo Giacomantonio e del sostituto Anastasia per motivi di salute. Successivamente sarebbe anche avvenuta una ‘seconda chiamata’ per la donna. Un interrogatorio strategicamente nascosto ai media, dal quale però, ancora una volta, sarebbe emerso pochissimo: la Internò, proprio come l’autotrasportatore, si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere. L’ex compagna del Bergamini sin dal lontano 1989 ribadisce la tesi del suicidio: dinamica che però cozza con le successive perizie medico-legali, che contraddicono la teoria del “tuffo” e piuttosto lasciano intendere che il ragazzo fosse già morto, prima d’esser sormontato dal pesante automezzo. Tempo fa, a testimonianza di ciò, la famiglia ha per la prima volta rese note le foto del corpo del ragazzo durante l’autopsia, per dimostrare quanto la tesi del suicidio sia inaccettabile. Non per i giudici di Castrovillari: oggi è arrivata la notizia dell’archiviazione. Ma la partita non è ancora finita: il nuovo P.C. di Castrovillari s’è detto ampiamente disponibile ad ascoltare i familiari della vittima, che a sua volta potrebbe chiedere ed ottenere una nuova perizia che, unita alla volontà di Facciolla, potrebbe di fatto riaprire un Bergamini-ter che, 26 anni dopo, avrebbe del clamoroso e servirebbe quantomeno a ridestare la speranza in tutti coloro che, per così tanto tempo, hanno lottato affinché la verità venisse a galla.
Nel frattempo, a rappresentare la parte legale della famiglia ferrarese, è arrivato l’avvocato Fabio Anselmo, che tempo addietro confermò ai nostri microfoni che anche in caso di archiviazione sarebbero stati fatti gli ulteriori accertamenti.
di Alfredo De Vuono
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