Un avviso di garanzia per concorso in omicidio volontario è stato notificato a Isabella Internò, ex fidanzata di Donato Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 investito da un camion. L’avviso è stato emesso dalla Procura di Castrovillari che ha riaperto le indagini sulla morte del calciatore.
L’avviso di garanzia, notificato dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, scaturisce dalle indagini avviate dalla Procura di Castrovillari dalle quali sarebbe emerso che Bergamini era già morto quando fu investito dal camion e non si gettò a pesce sotto il mezzo, come stabilì la prima inchiesta. Ad ipotizzare il primo scenario sono una serie di perizie realizzate dai carabinieri del Ris e dal medico legale dopo la riapertura dell’inchiesta su richiesta della famiglia Bergamini.
La ex fidanzata era stata sentita in qualità di testimone nel dicembre del 2011. La Internò è l’unica testimone oculare di quel presunto incidente stradale che, fino a qualche anno fa, era ritenuto la causa della morte del calciatore. Ad avvalorare la tesi che il calciatore si fosse suicidato erano state, all’epoca, proprio le testimonianze dell’ex compagna di Bergamini e del camionista che era alla guida del mezzo carico di agrumi che avrebbe investito il calciatore, provocandone la morte.
La perizia. È stata una perizia fatta dai carabinieri del Ris di Messina a dare una svolta al caso, escludendo l’ipotesi del suicidio ed accertando che si è trattato di un omicidio. Attraverso una serie di accertamenti scientifici i Ris hanno escluso l’ipotesi che Bergamini, come fu detto all’epoca, si sia gettato davanti ad un camion Fiat Iveco 180 venendo trascinato per una sessantina di metri. A confutare questa ricostruzione ci sono, in primo luogo, le ferite sul calciatore, che per i Ris sarebbero state inferte con il corpo già sdraiato a terra. E poi alcuni oggetti che Denis aveva addosso nel momento della morte e che sono stati gelosamente custoditi dai familiari fino al giorno in cui sono stati consegnati ai carabinieri della sezione scientifica dell’Arma.
Per i Ris è impossibile che le scarpe, l’orologio e la catenina di Bergamini non abbiano riportato alcun danno nel trascinamento del corpo sotto le ruote di un mezzo che pesava svariate tonnellate. Il giorno della morte di Bergamini pioveva e, secondo i verbali dell’epoca, il calciatore camminò sul terreno fangoso prima di morire. Ma terriccio, sulle scarpe, non sarebbe stato trovato. Per quanto riguarda il movente, invece, gli inquirenti ritengono che sia da collegare ad una vicenda legata ad aspetti privati e personali.
Il libro sul caso scritto da Carlo Petrini. La possibile verità che sta emergendo in queste ore sulla morte di Denis Bergamini era stata raccontata anni fa da Carlo Petrini in un libro. Ex calciatore, Petrini (morto il 16 aprile dell’anno scorso, all’età di 64 anni) pubblicò il libro intitolato “Il calciatore suicidato” (Kaos editore), in cui indagò approfonditamente sulla misteriosa morte di Bergamini, sostenendo che la morte del calciatore fosse avvenuta per mano della criminalità locale, nonostante la magistratura ordinaria avesse attribuito la scomparsa di Bergamini a suicidio.
L’avvocato della famiglia Bergamini: “Che miracolo”. “Che miracolo è stato! L’unica cosa che voglio dire è che un caso archiviato come suicidio nel lontano 1992 dopo vent’anni è stato riaperto, dopo un lavoro che abbiamo fatto con la famiglia Bergamini di un anno e mezzo, con l’ipotesi di omicidio volontario”. Il legale della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani, commenta così gli sviluppi dell’ inchiesta. Inchiesta voluta da Gallerani e famiglia Bergamini, “che abbiamo sollecitato – spiega l’avvocato – portando alla procura di Castrovillari nuovi elementi d’indagine che mettevano in luce che quelle precedenti erano farraginose e malfatte: la procura ha ritenuto valide le nostre indicazioni ed è un riconoscimento del lavoro svolto”. “L’inchiesta è a carico di ignoti – ricorda Gallerani sul fatto che si deve individuare chi avrebbe ucciso Denis – lo è ancora per omicidio volontario, ma dopo due anni di indagini con una prima indagata abbiamo visto un ribaltamento della storia giudiziaria. Soddisfazione? Di soddisfazione non si può parlare per la morte di un ragazzo di 27 anni cui è stata strappata la vita nel momento più bello e importante”.
Bergamini era un punto di riferimento del Cosenza in serie B e nel 1989 era stato richiesto dal Parma e dal suo ex allenatore Bruno Giorgi nella Fiorentina: “Avrebbe dovuto giocare con Baggio – ricorda l’avvocato – Se fosse andato a Firenze o anche a Parma sarebbe diventato un importante giocatore di serie A, invece…”. Invece morì e fu trovato cadavere sulla statale Jonica, si disse allora perché suicida contro un camion. Con lui quel giorno c’era Isabella Internò, oggi indagata in concorso per omicidio volontario. Lo scenario che si apre ora? Il legale non risponde per rispetto di un’indagine seria e meticolosa della procura ma è riconducibile ad una morte legata a motivi sentimentali, a situazioni violente innescate dal rapporto con la Internò.
Chi è l’ex fidanzata Isabella Internò. Isabella Internò, di 43 anni, unica testimone oculare della sera del 18 novembre 1989, in tutti questi anni non ha mai cambiato versione su quanto è accaduto insistendo nel portare avanti la tesi del suicidio di Bergamini. A lei dedica oggi un’ampia ricostruzione il sito ufficiale del Cosenza calcio. “Isabella e Donato – si afferma nell’articolo che compare sul sito – si erano conosciuti nel 1985, pochi mesi dopo l’arrivo a Cosenza di Denis. Sono stati insieme tre anni e il calciatore andava anche a casa della ragazza, a Rende. Erano molto giovani entrambi. Lei, all’inizio, aveva 16 anni, lui non ne aveva ancora compiuti 23. La loro storia d’amore è stata tormentata e tumultuosa, come ammette la stessa Isabella. Che si autodefinisce ‘fidanzata quasi ufficiale’ di Bergamini dal 1985 e fino al mese di novembre del 1988.
‘Vi era tra di noi – racconterà ad Ottavio Abate, all’epoca pm alla procura di Castrovillari – un sincero rapporto affettuoso che però era spesso turbato da litigi dovuti alla differenza di carattere esistente tra di noi. Ci lasciavamo e ci riprendevamo, anche perché io non potevo, malgrado le difficoltà, fare a meno di lui. Il rapporto continuò, tra alti e bassi, fino alla primavera del 1989. Da circa sei mesi Isabella e Denis non si sentivano più. Secondo la ragazza fu Donato a cercarla, ma in molti – prosegue il sito – sostengono che sia stato il contrario”.