Mi chiamo Donata Bergamini, sono la sorella del calciatore Donato Bergamini da tutti chiamato Denis, che militò nel Cosenza Calcio 1914 dal 1985 al 18 novembre del 1989. Mi spiace presentarmi con una lettera ad una comunità che non conosco, ma abito a Boccaleone, in un piccolo paesino della pianura padana in provincia di Ferrara, a 1.000 km distanza e non mi è stato possibile raggiungervi personalmente. Ringrazio Vincenzo per l’invito rivolto e per avermi dato la possibilità di intraprendere un rapporto con la vostra comunità.
La carriera di Denis terminò perché qualcuno gli tolse la vita, la mia battaglia per la ricerca della verità oggi non è ancora terminata, ma non è di questo che voglio parlarvi, oggi vi voglio raccontare del perché il ricordo di un calciatore morto 24 anni è ancora così vivo nella terra in cui ha militato, cioè nella vostra terra.
I suoi primi calci li ha tirati sul campo del paese, un paese molto piccolo, dove tutti i giorni al pomeriggio, terminata la scuola, si incontrava con gli amici. In paese iniziano a circolare voci che Denis ha le doti da calciatore: le voci arrivano al Presidente della squadra locale, che dopo averlo visto lo vuole in prima squadra. E’ giovanissimo, dopo le prime partite continua ad entusiasmare ed entra nel settore giovanile dell’Argentana… e anche qui dopo poco tempo entra in prima squadra… Poi inizia la sua salita militando nell’ Imolese, nel Russi fino ad arrivare a Cosenza raggiungendo la serie B e sfiorando la serie A e fino ad essere conteso nell’ultimo anno dalla Fiorentina con Mister Bruno Giorgi e dal Parma con Mister Nevio Scala.
Denis quell’anno non accettò di abbandonare Cosenza per due motivi:
per una forma di gratitudine nei confronti della Società per le cure e l’attenzione che gli aveva prestato per l’infortunio subito qualche tempo prima e che l’aveva costretto a non giocare per alcuni mesi, rimandando le trattative all’ anno successivo.
Perché amava i suoi tifosi: a dimostrazione di ciò, quando non era in campo, lui era in curva assieme ai tifosi, non stava in tribuna come solitamente viene fatto, ma stava in mezzo alla gente.
Rispettato dai suoi Mister perché sempre ligio al dovere, sempre presente agli allenamenti, sempre allegro negli spogliatoi, non ha mai disertato un ritiro …
Credo siano questi i motivi per cui il ricordo di Denis oggi è ancora vivo fra la gente che l’ha conosciuto: la sua umiltà, la sua onestà, la sua allegria, il suo amore per la sua professione e la sua voglia di vivere.
C’è una frase molto bella che non dimenticherò: un giorno fui invitata da un Presidente del Cosenza Calcio, perché voleva ricordare Denis al San Vito. Mi fu riservato il posto accanto a lui, durante la partita in modo molto semplice mi disse:
“Sa, io suo fratello non l’ho mai conosciuto perché fino a poco tempo fa non mi sono mai occupato di calcio, in più non sono di Cosenza, ma provengo da Parenti, un piccolo paese, ma le giuro che da quando ho messo piede al San Vito è come se Denis da qui non sia mai andato via”. Oggi dico grazie a Eugenio Guarascio per aver sempre commemorato al San Vito Denis nelle stagioni sportive e dico grazie a tutti coloro che ancora oggi lo ricordano, a tutti coloro che mi stanno seguendo per far luce sulla sua morte, a tutti coloro che presenziano ad ogni manifestazione che viene fatta per Denis, ai tifosi della Curva Sud a lui intitolata che ad ogni partita lo ricordano con cori, stendardi e striscioni.
Queste persone con il loro affetto e calore sono riusciti a farmi amare quella terra che ha sepolto il corpo di mio fratello, ma che non è riuscita grazie alle loro voci a coprire anche il ricordo.
Boccaleone 31/10/2013
Donata Bergamini