da Voce Ribelle del 21 maggio 2017
Mercoledì 26 aprile il procuratore capo di Castrovillari annuncia ufficialmente la riapertura dell’inchiesta sull’omicidio di Denis Bergamini.
Dopo l’assoluzione del camionista Raffaele Pisano dall’accusa di omicidio colposo, il caso Bergamini era ritornato agli onori delle cronache nel 2011 quando, su richiesta della famiglia di Denis, la procura del Pollino decise di riaprire le indagini. Le perizie dei RIS di Messina e l’analisi del referto autoptico del dottor Avato, redatto nel 1990 e misteriosamente ignorato per oltre 20 anni, diedero conferma a ciò che già si sapeva da quel 18 novembre: Denis non si è suicidato. Denis è stato ucciso!
Ma proprio quando la vox populi trova supporto nella scienza, quando basterebbe un piccolo slancio per comprendere finalmente come e quando è morto Denis, proprio in quel momento, il procuratore Giacomantonio fa un passo indietro e chiede l’archiviazione per i due indagati, l’autista Raffaele Pisano e Isabella Internò. Le ricostruzioni scientifiche, obiettive e non di parte diventano “fiction”. Denis si è di nuovo buttato sotto il camion, Pisano e la Internò sono di nuovo sinceri e attendibili, senza peraltro aver mai risposto alle domande di un giudice, senza aver prodotto una ed una sola prova, anche mal costruita, in grado di intaccare le motivazioni che avevano portato alla loro iscrizione nel registro degli indagati. Il 30 novembre 2014, Denis viene ucciso. Di nuovo.
Nel frattempo, però, a Castrovillari si insedia un nuovo procuratore capo: il nome di Eugenio Facciolla si affianca di nuovo a quello dei lupi, dopo 14 anni. E la famiglia Bergamini ha un nuovo legale. È Fabio Anselmo, che i più conoscono per il suo impegno in vicende di cronaca nera che hanno come comun denominatore gli abusi di potere commessi da chi indossa una divisa. E il paragone con la storia di Denis non è poi così azzardato, se si pensa a quanti e quali “aiuti” gli assassini di Denis hanno ricevuto in questi anni da chi avrebbe dovuto assicurargli giustizia.
È dalle loro mani che passa la strada che porta alla verità. Dalle loro mani come dal cuore e dal coraggio di una famiglia, che per noi cosentini ha il volto e gli occhi di Donata, che da diecimilaquarantasei giorni lotta per avere giustizia, in un ergastolo che ormai coinvolge 4 generazioni.
Gli indagati sono sempre gli stessi. Ma questa volta non c’è favoreggiamento, non c’è falsa testimonianza. Questa volta si parla di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e futili e dalle sevizie. Il procuratore Facciolla chiede la riesumazione del corpo di Denis per far luce su “tutti i possibili aspetti di quello che non è un suicidio, non è ipotizzabile come un suicidio”. Per la prima volta, la Verità viene dichiarata in modo ufficiale, a telecamere accese, dallo stesso tribunale che fino a ieri la aveva sì e no sussurrata, a denti stretti, quasi contro voglia. Ora sarà Denis a parlare, a raccontarci cosa è accaduto. Finalmente la parola passa all’unico, tra i presenti di quella sera, che non ha interesse a mentire.
Marzia Liscio